Fotografare il viaggio. I consigli del fotogiornalista

Fotografare, fotografare, fotografare, lo usiamo come imperativo perché come imperativo viene utilizzato. Pare che non possa esistere il viaggio se non si siano prodotti allo stesso tempo scatti… a centinaia. Noi siamo a Rimini, basta poco per non essere smentiti. Un giretto in spiaggia e la domenica ti mette davanti all’umanità con l’immancabile cellulare in mano, magari rivolto verso se stessi, nuvole basse e nere (rese ancora più nere dal ritocchino d’obbligo) e tutti on line!

La teoria del “pics or it didn’t happen” si amplifica in questo specifico caso. La condivisione di foto sui social network, più o meno dedicati sono la moda del momento. Tutti pronti a cogliere l’attimo perfetto, a far vedere dove si è, cosa si fa, cosa si sta guardando, siamo al limite della bulimia?

No. non esageriamo. Però non si può negare un certo abuso dell’immagine. Tagliamo questa tendenza sui viaggi, i travel blogger e gli scattisti “di professione” e cerchiamo di tirare le fila di questo infinito album. Riccardo Gallini, 20 anni di fotogiornalismo alle spalle e una passione per la fotografia, che va oltre il lavoro, ci spiega come e perché essere “fotografi di viaggio”.

Riccardo partirei con la domanda delle domande: cosa fa di una foto in generale, e di una foto di viaggio in particolare, una bella foto?
“La fotografia è occhio e luce. Una foto è il taglio, la personalità, l’originalità. Il fotografo non deve solo guardare ma deve vedere. La tendenza che io noto è che quando si arriva in un posto si tira fuori il cellulare lo si piazza davanti alla faccia – ad altezza uomo –  e si scatta. Ma quella stessa persona appena è arrivata lì ha visto, mi chiedo? Ha visto il panorama che ha davanti? Ha notato se c’è una luce che illumina un particolare? Ha colto il senso di quello che vede? ”.

riccardo gallini londraSi corre il rischio di perdere cosa?
“In primo luogo di perdere il momento del luogo. Arrivare in un posto, fermarsi, ammirare il paesaggio. Quello è il ricordo che ti porti a casa, quella sensazione nello stomaco che ti suscita. La suggestione. Poniamo il caso di essere uno di quei fotografi con il cellulare in mano, di cui abbiamo detto prima, cosa succede se perdo il cellulare, oppure mi cade nell’acqua (roba per nulla insolita, ndr)? Capita che perdo tutto. Ho perso il momento, ho perso la foto, ho perso tutto”.

Mi pare di vedere foto molto uguali tra di loro. Soprattutto per i monumenti e luoghi molto riconoscibili, vedi la Torre Eiffel, la Sagrada Famìlia. Cosa fare e cosa non fare per evitare l’omologazione dell’immagine?
“Sono a Parigi. La cosa da evitare è quella di piazzarmi davanti alla Torre Eiffel e fotografare. Diciamo che mi sono trattenuto e non ho fotografato. La mia giornata va avanti, mi siedo in uno Starbucks e bevo un caffè. A quel punto vedo dalla finestra la Torre, attraverso una tendina, con lo sguardo giusto. È quella la foto da portare a casa. Ti porti a casa un momento oltre che all’immagine del monumento, preso da un punto di vista diverso e originale. Rivedere quella foto ti susciterà le stesse emozioni di allora. Elemento da non sottovalutare”.

Rispetto a quello che vedi in giro, cosa consiglieresti ai “fotografi della domenica”?
“Scoprire la funzione tele. Per cui evitare grandi panoramiche e cercare un taglio di luce e un  particolare giusto”.

E adesso veniamo a noi. Noi siamo a Rimini, tu fai il fotogiornalista qui e ti sarà capitato sicuramente di fotografare il mare. A me sembra una cosa difficilissima, che mi dici? È solo una mia impressione?

“Il mare è difficile, dici? Il mare è lì. Per lui valgono le stesse regole d’oro di cui abbiamo già parlato. Anzi in questo caso la luce è particolarmente importante, perché taglia le nuvole in un certo modo, dando sensi diversi allo scatto”.

 

 

E veniamo al tasto dolente. Il ritocchino, anzi il ritoccone. Colori esagerati, effetti, amplificazione dei contrasti. Sarà colpa mia ma faccio fatica ad emozionarmi davanti ad una foto perché il mio primo pensiero è che possa essere tarocca. Che dici?
“Dico che una bella foto non ha bisogno di essere ritoccata. Se viene ritoccata molto probabilmente non è una bella foto. Recentemente ho letto una notizia che è emblematica di una tendenza. È uscita una campagna pubblicitaria con delle modelle bellissime. Queste modelle sono state ricercate da altre agenzie, ma quelle modelle nella realtà non sono mai esistite. Tutto ritoccato, tutto virtuale. È l’esasperazione di quello di cui parlavi”.

Chiudiamo con la domanda da un milione di dollari. Che cosa deve avere una bella foto di viaggio?
“Le tue emozioni. La foto che cosa è se non la mediazione della tua emozione. Emozione e senso dell’attimo”.

Emozione… e senso dell’attimo.

 

le foto sono state gentilmente concesse da Riccardo Gallini

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Angela De Rubeis

Giornalista, laureata in comunicazione e giornalismo. Si occupa di viaggi e culture altre, consigli più o meno utili e indicazioni "popolane". Redattrice per Info Alberghi srl.

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