Rimini è Federico Fellini. Federico Fellini è Rimini.
La città che ha dato i natali a uno dei cineasti italiani più famosi almondo si può leggere con il suo sguardo e la sua idea di città che riecheggia nei luoghi e nei “tipi” romagnoli presenti nei film più famosi, da Amarcord a I Vitelloni, per cominciare.
Oggi la Rimini inquadrata dal genio di Fellini è ancora presente, palpabile, visitabile anche se Fellini sosteneva “Rimini è una dimensione della memoria” e infatti andò via dalla città molto presto, a 19 anni.
Idealmente la Rimini felliniana è spaccata a metà, tagliata dalla ferrovia che lascia da una parte “la città” (il centro storico) e dall’altra il mare.
Il centro storico è fatto di strade, piazze, rocche e castelli; il mare è fatto delle spiagge grigie d’autunno e d’inverno, dagli orizzonti pesanti e dal simbolo, nel suo immaginario del luogo delle infinite possibilità, il luogo dove tutti è possibile: il Grand Hotel.
I Vitelloni e i personaggi di Amarcord si sono mossi su piazza Cavour (alcuni vitelloni vi abitavano anche!), la piazza medievale della città, dove c’è la sede dell’Arengo (palazzo comunale) e la Fontana della pigna, chiamata così per la grande pigna posta in cima ad una scultura costruita nella metà ‘500 con marmo di carrara e che conserva parti (come il tamburo che sorregge la pigna) che risalgono all’epoca romana. Dietro la piazza, la Rocca Malatestiana oggi usata per mostre e incontri pubblici, anch’essa intravista in una scena di Amarcord.
Poi c’è il mare, la spiaggia dove i play boy romagnoli facevano i primi approcci con le turiste tedesche. Le lunghe distese di spiaggia, riprese a volte piene di vita a volte vuote e grigie.
E poi c’è il Grand Hotel, parzialmente distrutto dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e da un incendio risalente al 1920, che ancora oggi è fulcro del lungomare riminese.
Del Grand Hotel lo stesso Fellini diceva che in questo luogo erano possibili “delitti, rapimenti, notti di folle amore, ricatti, suicidi… Le sere d’estate Il Grand Hotel diventava Istanbul, Baghdad e Hollywood…”.
Infine, c’è un luogo del cuore, il cinema Fulgor, in centro a Rimini dove il maestro vide il suo primo film. Si tratta della pellicola “Maciste all’inferno” e Federico sedeva sulle gambe del padre.
Dal Fulgor, si raggiunge a piedi in pochi minuti il borgo San Giuliano, con le sue case colorate affacciate sui vicoli stretti e affrescate dagli abitanti in onore del regista e dei suoi personaggi tra realtà e fantasia. Così Fellini racconta Rimini, tra nostalgie e invenzioni cinematografiche:
La Romagna: un miscuglio di avventura marinara e di chiesa cattolica. Un paese con questo monte fosco e troneggiante di San Marino. Una strana psicologia arrogante e blasfema, dove si mescolano superstizioni e sfida a Dio.
Gente senza umorismo e perciò indifesa: ma col senso della beffa e il gusto della bravata. Uno dice: mangio otto metri di salsiccia, tre polli e una candela. Anche la candela. Cose da circo. Poi lo fa: subito dopo lo portano via in motocicletta, viola in faccia, con l’occhio bianco: e tutti a ridere di questa cosa atroce, la morte per gola.
Eppure, in questa terra ci sono cadenze, dolcezze infinite, che forse vengono dal mare. Ricordo la voce di una bimba, un pomeriggio d’estate, in un vicolo pieno d’ombra: ‘Che or’è?’ ‘Saran belle le quattro…’ rispondeva qualcuno e la bambina cantilenando come a dire che era sicuramente più tardi: ‘Ah senza belle…'”
“La mia Rimini” di Federico Fellini (Cappelli, Bologna, 1967)
[…] A due passi dalla città del divertimento c’è un luogo dove s’intrecciano sogno e poesia… imperdibile! Il punto di partenza perfetto per un tour felliniano tra le strade di Rimini. […]
[…] Nel cuore della città del divertimento un luogo dove s’intrecciano sogno e poesia… imperdibile! Il punto di partenza perfetto per provare a percorrere un tour felliniano tra le strade di Rimini. […]