rimini bagnino

Bagnino, mi spalma la crema?

In teoria, dovrebbe essere la primavera la stagione degli amori, quando i fringuelli fringuellano, le civette civettano e gli ormoni traballano. Non è così in Romagna, in particolare nella sua estensione costiera, dove il twist-again dell’«ormonella» (lemma rivierasco per «danza degli ormoni») offusca le menti e accende gli spiriti soprattutto in estate. Bagnino, bagnino: mi spalmi la crema?

 

L’estate in rivera è la stagione in cui si può assistere agli scenari di corteggiamento più raccapriccianti: flirt alla luce del sole in cui la dignità assume l’importanza del porta-biglietti-da-visita. Se nel torpore del lungo inverno nessuno si azzarderebbe a fare il languido con la vicina di banco o con la collega d’ufficio, ecco che, con un po’ di calura sulla pelle, non c’è più ritegno: come se gli invadenti vicini d’ombrellone o i compagni di body building non fossero lì attorno a guardare sogghignando.

 

Spiaggia e palestra sono proprio le location più battute per i flirt romagnoli, molto più di bar e discoteche. Meglio il sole per far ribollire il sangue di luci stroboscopiche e fumi dell’alcol.

 

Va tenuto conto che, in questa fetta di Adriatico, la popolazione non si divide in maschi o femmine, bensì in bagnini o piadinare. (Ora cominciano una serie di caricature grottesche che faranno di tutta l’erba un giga-fascio, ma in ogni esagerazione c’è sempre un fondo consistente di verità). Da un lato c’è il ragazzotto dalla «S» che suona come una «ESCE», la cui tenuta di battaglia è la cintura di pancetta che esibisce con vanto sopra i boxer, perché il romagnolo verace è l’uomo che non deve chiedere mai…j’adore. Di fronte a lui si erge la ragazza a cui piace giocare a fare l’indipendente con le amiche di Sex and the city, ma che sotto sotto non vede l’ora di essere ingravidata, maritata, e inchiodata ai fornelli (non necessariamente nello stesso ordine). Quando queste due entità si incontrano e i loro sospiri si mescono, il gioco è fatto, la frittata è pronta e lo strutto è già sul tagliere.

 

Questo dialogo l’ho ascoltato in palestra poco tempo fa.

Lui: «Diobo – perché il vero romagnolo non si sente figo se non comincia un discorso con un vigoroso intercalare -, oggi c’ho dato dentro di brutto! – Il soggetto se la crede, ma è secco come una canocchia -. A’so distrot!».
Lei: «Anch’io… Mi tira il petto – unendo le scapole all’indietro per distendere il petto in avanti… Giuro che l’ha fatto! -. Su che gruppi muscolari ti sei esercitato?».
Lui: «Ah, deltoidi, tricipiti…», indicandoli sul corpo di lei, perché mostrarli sul proprio a quanto pare non è sufficientemente chiaro.
Lei: «Maddai, questo è il quadricipite femorale?», trovandoci un po’ di gusto a fare l’oca. È già cotta come un sardone e già pensa se sia meglio acquistare il passeggino al Prenatal o al Mercatone.
Lui: «Oggi sono andato a ritirare la macchina dal meccanico – perché l’uomo che profuma di Egoiste parla sempre della sua auto, soprattutto se è pronta ad accogliere le gambe di lei -, l’hanno messa a nuovo ch’l’è un bijù!».
Lei: stelline negli occhi.

 

Ah, se tutti i romagnoli fossero come il buon Dario Biondi! Sessantenne di Riccione che nei giorni scorsi è tornato a casa dalla moglie dopo un insolito viaggio: 500 chilometri a piedi (!) da Genova (!) in due settimane (!), passando per il monte Cimone, le foreste casentine, il Fumaiolo (con la sorgente del Tevere) e il Carpegna. Lui si che si merita di domandare senza ritegno, tesoro è pronta la cena!

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Mirco Paganelli

Giornalista freelance

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